N° 72

                                                                                                           

POLITICA INDUSTRIALE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

Nel corso degli ultimi anni il complesso industriale che sorge sulla baia di Flushing nel Queens, oggi noto come Stark-Fujikawa, è stato attaccato molte volte da sabotatori, spie industriali e supercriminali ed un paio di volte è stato anche quasi completamente raso al suolo e ricostruito. Raramente, però, è stato attaccato con tale intensità contemporaneamente da terra, cielo e mare. Gli attaccanti sono un misto di noti supercriminali, sofisticati cyborg e forze paramilitari tutti pesantemente armati.

Da un bunker sotterraneo la donna attualmente al comando alla Stark-Fujikawa, la spietata e amorale Sunset Bain, segue gli eventi su uno schermo grazie ad una rete di sofisticate telecamere. In particolare sta seguendo tre degli assalitori, che sembrano i capi delle forze nemiche: un uomo robusto dal petto nudo e villoso il cui viso è coperto da un cappuccio nero, un altro uomo biondo con i capelli acconciati in foggia settecentesca annodati in un codino che indossa vestiti nello stesso stile ed infine una donna dai lunghi capelli neri, vestita, si fa per dire, con un corpetto attillato, perizoma, stivali con tacchi a spillo e un mantello, tutti rigorosamente neri.

-Li conosci?- chiede la donna al fianco di Sunset,

-Quello mascherato è sicuramente Sebastian Shaw.- risponde lei -Quel cappuccio non basta a impedirmi di riconoscerlo. L’altro è Donald Pierce, un industriale di Filadelfia. Ci sono voci su di lui, dicono che sia stato pressoché interamente ricostruito come cyborg e che ben poco di organico sia rimasto in lui. Era dato per morto ma evidentemente era un’esagerazione… o ora sta meglio. Della donna so poco: l’ho incrociata un paio di volte al Club Infernale di cui è... o era… la Regina Nera. Si fa chiamare Selene e dicono che sia molto pericolosa.-

-A vederla direi che è pericolosa solo in un club per scambisti sadomaso.-

-Non sottovalutarla Ruby. Ho sempre avuto il sospetto che i Lord Cardinali fossero tutti dotati di superpoteri e Shinobi Shaw dice che dovremmo aver più paura di lei che di tutti gli altri messi insieme.-

-Bah… non mi fido di quel damerino che ha tradito suo padre e ci aiuta solo per il suo interesse.- replica Ruby Thursday.

-Non mi pare che ci sia tra noi chi agisce solo per altruismo, sai? Ora zitta: i nostri amici stanno per avere una bella sorpresa ed io voglio godermela per bene.

 

            Nei pressi di Montecarlo si sta svolgendo una battaglia per la vita e la morte. Protagonisti: l’eroe in armatura noto come Iron Man… o meglio: uno degli uomini che si alternano in quell’armatura, Mike O’Brien… e un gruppo di mercenari paramilitari hi- tech che si fa chiamare la Squadra della Morte e con un nome così non sono certo anime tenere.

            Apparentemente i cattivi hanno vinto e l’uomo in armatura giace a terra colpito da un missile sparato da quello chiamato Lanciarazzi, nome giustificato dai mini missili che porta in una specie di faretra sulla schiena e su un congegno applicato ai suoi polsi.

-L’ho steso.- proclama trionfante.

-Ci crederò solo quando ne avrò constatato personalmente la morte.- replica il capo del gruppo, Firefight.

<<E fai bene…>> ribatte Iron Man rialzandosi di scatto e sparando due raggi repulsori dai palmi dei suoi guanti <<… come vedi non sono ancora finito.>>

            Firefight e Lanciarazzi sono scagliati all’indietro dalla forza del colpo e il primo perde il suo fucile mentre l’altro…

-Il sistema di controllo dei missili si è danneggiato!- urla in preda al panico -Stanno per…-

            Probabilmente intendeva dire: esplodere, ma un attimo dopo il fatto è dolorosamente chiaro.

 

            Altrove, per essere esatti, a Manhattan, un mirino telescopico laser ad alta precisione inquadra la testa di Philip Grant, detto anche Corvo, e di Ling McPherson nell’appartamento di quest’ultima. I proiettili speciali inseriti nel caricatore del fucile sono in grado di penetrare senza difficoltà il vetro della finestra ed esplodere nelle teste dei bersagli.

            L’uomo accosciato davanti ad una finestra del palazzo di fronte ha i capelli castani e somiglia vagamente all’attore britannico Patrick McGoohan, indossa una tuta scura e da come impugna il fucile è abbastanza ovvio che è un professionista.

Accarezza il sensibile grilletto ma prima che possa premerlo sente la fredda canna di una pistola poggiarsi sulla sua nuca mentre una voce femminile dice:

-Ti avevo detto di lasciar perdere il figlio di Tony Stark. Non stavo scherzando.-

            A parlare è stata una donna che indossa un’aderente tuta azzurra e una maschera d’oro che le copre il volto. È in piedi alle spalle del suo avversario.

            L’uomo si gira di scatto e come per magia nella sua mano destra appare una pistola puntata al cuore della nuova venuta.

-E io ti ho detto che non è mia abitudine rinunciare ad un contratto… Madame Masque.- le si rivolge sorridendo.

-Pare che siamo finiti in uno stallo alla messicana… Straniero.- replica lei.

-Direi che farci fuori a vicenda non sarebbe nell’interesse reciproco, mia cara.-

-Mi stai proponendo un accordo per caso?-

-Direi che sarebbe una buona idea. Tu che dici?-

            Entrambi abbassano le loro armi e Madame Masque dice:

-Parliamone.-

 

 

2.

 

 

            Judith Klemmer, nota anche come Agente 324 dello S.H.I.E.L.D., osserva gli effetti della lontana esplosione e non riesce a trattenersi dall’esclamare:

-Mike!-

-Pare che il tuo amico corazzato abbia dei problemi, amica mia.- commenta sarcastico il Conte Nefaria.- Scommetto che sono i tuoi sgherri quelli che devono preoccuparsi.-

-Ed io scommetto che adesso tu ti pentirai di esserti immischiata con noi, sgualdrina dello S.H.I.E.L.D.-

            A parlare è stata una donna bionda sui 35 anni vestita di un ridotto corpetto, perizoma, guanti e stivali di pelle nera che impugna nella mano destra una frusta e con la sinistra tiene al guinzaglio una pantera nera. Alle sue spalle quattro uomini armati.

-Senti chi dà della sgualdrina ad un’altra…- replica sprezzante Judith-… quella che va in giro in tenuta da dominatrice sadomaso.-

            In realtà l’Agente dello S.H.I.E.L.D. è nervosa e si chiede se può farcela a tenere a bada tutti gli avversari. Non sa quanti proiettili ci sono nella pistola di cui si è impadronita fuggendo dalla villa di Nefaria e deve ammettere che la pantera la spaventa.

            La donna che si fa chiamare Pavane fa schioccare la sua frusta e strappa di mano la pistola a Judith, poi ordina:

-Bidi, sbranala!-

            La pantera balza contro la ragazza ma mentre è ancora a mezz’aria è colpita da una scarica di repulsori.

<Normalmente non mi piace far del male a un animale, ma mi piace ancor di meno veder sbranata un’amica.>>

            Iron Man è appena arrivato.

 

            Un altro luogo e… un altro Iron Man. Questa volta nell’armatura c’è Tony Stark e al suo fianco altre due figure in armatura: War Machine e Warwear. Davanti a loro tre membri dei Lord Cardinali, ovvero il Cerchio Interno del famigerato Club Infernale: Sebastian Shaw, il Re Nero, Donald Pierce, già Re Bianco, la misteriosa Selene, Regina Nera, dietro di loro una squadra di mercenari mascherati in uniformi blu e rosse pesantemente armati.

            Il loro scopo: distruggere la Stark-Fujikawa ma si è rivelato più difficile del previsto quando sono comparse le tre figure in armatura.

<<Se volete un po’ di azione… noi siamo qui.>> ha detto War Machine.

<<Piaciuta la sorpresa?>> aggiunge Warwear.

<<Immagino sia inutile chiedevi di arrendervi pacificamente.>> conclude Iron Man.

-Voi… ci stavate aspettando… ma come?- esclama un genuinamente sorpreso Sebastian Shaw.

<<Un uccellino ci ha fatto una soffiata.>> replica Tony Stark <<Adesso avete dieci secondi per abbassare le armi. Dieci…>>

-E così adesso Iron Man lavora per la concorrenza?- interviene Donald Pierce.

            Tony lo riconosce. Si sono incontrati in alcune occasioni mondane e qualcun’altra di lavoro. Un uomo spietato dalle abitudini discutibili. Non è sorpreso di saperlo implicato in attività criminali. Aveva sentito dire che era morto ma a quanto pare era una voce errata. Non è sorpreso nemmeno di questo.

<<… cinque… quattro…>> continua a scandire.

-Credete di spaventarmi?- replica Selene con voce arrogante e una punta di divertimento.

            Non è possibile, pensa Tony, è identica a quella tizia che ho incontrato con Cleopatra.[1] Deve essere una sua discendente o è lei davvero? Non è la prima immortale con cui ho avuto a che fare dopotutto.

            Il conto alla rovescia prosegue:

<<…due… uno…>>

            Selene sogghigna mentre dice:

-Siete voi che dovete aver paura di me!-

            Prima che la parola “zero” possa essere pronunciata le tre figure in armatura si ritrovano coperti di fiamme provenienti apparentemente dal nulla mentre il metallo delle loro armature comincia a liquefarsi.

            E Selene ride.

 

            Stark Tower, uffici della Fondazione Maria Stark. Il Direttore Esecutivo Harold Joseph Hogan, Happy per gli amici, alza la testa dalle odiate scartoffie quando nel suo ufficio entra Rebecca Bergier, la responsabile della Sezione Diritti Umani della Fondazione. Con lei c’è un’altra donna, capelli neri e pelle color ambra che denuncia origini miste afroamericane, ispaniche forse anche indie.

            Per un attimo Happy si chiede se Rebecca non sia venuta a presentarle la sua nuova fidanzata… poi scaccia quel pensiero: ha già visto quella donna da qualche parte ed era con un uomo, ne è sicuro.

-Volevo presentarti la dottoressa Glenda Sandoval.- gli dice Rebecca.

-Ci siamo già conosciuti…- dice l’altra tendendo la mano a Happy -… ma forse Mr. Hogan non se lo ricorda.-

            Happy le stringe la mano e replica:

-Invece lo ricordo benissimo: lei è la moglie di Parnell Jacobs. Ci siamo conosciuti in circostanze sfortunate e poi ci siamo rivisti al matrimonio di Rhodey.-

-La dottoressa Sandoval ha accettato di lavorare col nostro team di emergenza medica umanitaria.- spiega ancora Rebecca.

-Sono una mezza pazza che dopo essere stata in pericolo di vita, non vede l’ora di ficcarsi in zona di guerra per aiutare la gente in difficoltà.-

-Mi creda, dottoressa…- replica Happy -… ne incontrerà parecchia di gente così da queste parti.-

 

 

3.

 

 

            C’è un momento di panico tra i tre uomini in armatura mentre il metallo di cui sono rivestiti diventa bollente, poi subentrano i sistemi di sicurezza. Le armature di Iron Man e War Machine convertono il calore in eccesso in energia aggiuntiva per l’armatura e abbassano la temperatura sia esterna che interna. I danni esteriori sono minimi. L’armatura aliena eidolon di Warwear assorbe le fiamme e le converte in un raggio di energia che rispedisce a Selene mentre i danni sono riparati immediatamente.

            La strega immortale cade a terra mentre Donald Pierce balza in avanti e colpisce Iron Man con un pugno… che manda l’eroe in armatura diritto contro la parete del padiglione.

-Sorpreso eh?- gongola Pierce -Di solito non mi piace sporcarmi le mani con uno scontro fisico, ma con te faccio volentieri un’eccezione.-

<<Sono commosso.>> replica Tony Stark <<Mi pare ovvio che sei stato potenziato. Cos’è esattamente: un esoscheletro?>>

-Chiedilo a Wolverine.-

            Pierce lo afferra per le braccia e tira come se volesse aprire l’armatura.

<<Temo sia troppo dura per te.>> commenta Tony <<Quanto a me, ora che ho visto cosa sai fare, smetterò di usare i guanti di velluto… perdonami la metafora.>>

            Dalla piastra pettorale esce un raggio di forza che respinge Pierce indietro ma l’uomo si rialza con un sorriso maligno.

-Credevi davvero che bastasse a fermarmi?-

<<Un po’ ci speravo, lo ammetto.>>

            Sarà più dura del previsto, pensa Tony.

 

            Da un’altra parte, sempre nel complesso della Stark Fujikawa, tre supercriminali sono intenti al loro sporco lavoro. I loro nomi sono Blizzard, Melter e Whiplash, l’unica donna del gruppetto.

<<Fermi dove siete.>>

                La voce alterata elettronicamente appartiene a un uomo in un’armatura simile a quella di Iron Man, ma i colori sono blu cobalto e bianco, che fluttua in aria davanti a loro.

<<Sono Steel Warrior e questo posto è sotto la mia protezione.>> si presenta.

-Un cane da guardia in armatura.- replica Blizzard -Perché non sono sorpreso?-

            Punta le sue mani contro l’uomo in armatura che è subito ricoperto di ghiaccio e crolla a terra.

            Blizzard diminuisce ancor di più la temperatura intorno a lui.

-Sotto una certa temperatura anche l’acciaio più duro diventa fragilissimo.- dice -Sono davvero curioso di vedere qual è il tuo punto di rottura, per così dire. Quanto resisterai­?-

            Dentro l’armatura l’uomo di nome Chester Harrigan comincia a farsi la stessa domanda.

 

            Un altro scenario: foreste lussureggianti e tutto il panorama tipico di una località centroamericana. È un piccolo stato chiamato Costa Verde e quelli che fuggono tra le fiamme delle esplosioni sono attivisti contrari al governo in carica. Il loro accampamento è sotto attacco… di un uomo solo… un uomo nell’armatura bianca e blu di… Steel Warrior?

            L’uomo in armatura atterra nello spiazzo da lui appena devastato e avanza incurante dei proiettili che rimbalzano sulla sua corazza. Dai suoi guanti escono scariche di energia basate sulla stessa tecnologia dei repulsori di Iron Man. L’uomo che li spara punta al danno maggiore possibile… punta ad uccidere e sotto l’elmetto sogghigna divertito.

            Quell’idiota idealista di Chet Harrigan può anche fare la parte del boy scout, la mascotte della Stark-Fujikawa ma è non sa che c’è qualcun altro che si occupa dei lavori sporchi per la società, direttamente agli ordini di Sunset Bain.

A lui sta bene darle retta e restare dietro le quinte perché gli ha promesso vendetta contro l’uomo che lui odia di più al mondo: Tony Stark, colui che gli ha rubato quel che era suo di diritto e per riuscirci lo ha fatto rinchiudere in un ospedale psichiatrico. Tony Stark pagherà ma non adesso… adesso lui deve finire il lavoro per cui lo pagano.

            C’è solo un uomo rimasto in piedi, lo ha lasciato apposta per ultimo: è il leader del gruppo.

            Gli fa esplodere il fucile tra le mani e poi lo afferra per il bavero.

<<Contro di me ci sarebbe voluto un cannone come minimo e non sarebbe bastato lo stesso. Al massimo mi avrebbe rallentato.>> dice sollevando l’altro da terra

-Chi… chi sei?- chiede in Inglese quest’ultimo visibilmente spaventato -Assomigli ad Iron Man ma non sei lui.-

<<Puoi chiamarmi Steel Warrior.>>

-Ti manda il Governo?- 

<<Non me ne frega niente del tuo governo. Per me tu ed i tuoi amici potete anche mettere una tonnellata di esplosivo sotto il sedere del vostro presidente e non verserei una lacrima… ma le vostre proteste contro la nuova fabbrica della Stark-Fujikawa… beh... diciamo che non sono piaciute a chi mi paga.>>

-Loro… loro sfruttano il popolo con paghe da fame e turni massacranti.-

<<Mi piange il cuore, ma non cambia la situazione: vi siete messi contro le persone sbagliate. La donna che mi ha mandato qui non è il tipo da perdere tempo con cause, giudici e avvocati, preferisce l’azione diretta… molto diretta.>>

-Mi… mi ucciderai?-

<<Io non lo farei ma Miss Bain… Sunset Bain… è stata molto chiara: nessun sopravvissuto, nessun testimone.>>

            Steel Warrior spara un colpo dal suo guanto destro maciullando letteralmente la testa dell’uomo e dopo averlo lasciato cadere a terra si guarda intorno soddisfatto, quindi riprende il volo e si allontana rapidamente.

 

 

4.

 

 

            Da qualche parte nei pressi di Montecarlo, Mike O’Brien, nell’armatura di Iron Man, atterra davanti alla donna di nome Pavane.

<<Normalmente apprezzerei le sue scelte in fatto di vestiti miss...>> commenta <<… ma in questo momento non sono in vena.>>

-Tu hai fatto del male alla mia pantera!- esclama Pavane con rabbia.

<<E lei voleva mangiarsi la mia amica, direi che siamo pari.>>

            Judith Klemmer si fa avanti e strattona la frusta di Pavane facendola cadere a terra e strappandogliela di mano

-Ora ti faccio vedere io, brutta…-

<<Calmati, non è il momento. Bada a Nefaria, piuttosto.>>

            Iron Man si volge verso gli scagnozzi giunti con Pavane;

<<Credete davvero di essere all’altezza di sostenere uno scontro con me? Se è così, provateci… ma prima chiedetevi: se la Squadra della Morte ha fallito, che speranze avete voi? Il Conte Nefaria vi paga abbastanza?>>

-Senza contare che ho la sua testa nel mirino della mia pistola.- aggiunge Judith.

            C’è un attimo di silenzio ed è il Conte Nefaria a romperlo:

-Va bene: so riconoscere la sconfitta. Voi deponete le armi e tornate alla villa. È un ordine.-

            I suoi uomini gli obbediscono silenziosamente.

<<Ottima scelta, Conte.>>

-Sono un tipo sportivo. Che farete di me adesso tu e la tua amica dello S.H.I.E.L.D.?-

<<Che domande: consegneremo te e la tua amichetta poco vestita alle autorità. Credo di non sbagliare dicendo che deve esserci qualche mandato di cattura nei vostri confronti.>>

-Non sbagli.- conferma Judith -Oltre alle accuse nei confronti di Nefaria, Pavane è ricercata per traffico internazionale d’armi.-

-E come pensate di portarci via da qui?-

-Ci faremo venire a prendere dallo S.H.I.E.L.D.- replica Judith mentre lega Pavane con la sua stessa frusta -Sto già contattando la sezione francese.-

-Avete davvero pensato a tutto,- sospira Nefaria -Beh… lo ammetto questo round è vostro. Dimmi, O’Brien, che ne è stato della Squadra della Morte?-

            Iron Man ignora la punzecchiatura sulla sua identità segreta e risponde;

<<Tutti i missili di Lanciarazzi sono esplosi contemporaneamente. La mia armatura ha assorbito l’impatto ma quando il fumo si è dissipato c’era solo un cratere. Nessuno di loro era un superumano o era attrezzato per sopravvivere ad un’esplosione simile… a parte Cortina, ma non mi sono disturbato a cercarla. Come dicevano nel vecchio west: che vada pure a farsi impiccare altrove.>>

            Nefaria scrolla le spalle.

-Sono stati dei validi servi, ma posso sempre organizzare un’altra squadra. Mercenari disponibili si trovano sempre.-

<<Ora tocca a te, Nefaria, dimmi dov’è adesso Indries Moomji e che missione le hai affidato?>>

            Nefaria fa un sorrisetto maligno e risponde:

-Questo, amico mio, rimarrà un mio segreto per un po’,-

 

            Sebastian Shaw è furioso. Qualcuno deve averlo tradito, non c’è il minimo dubbio. Chiunque sia stato, gliela farà pagare. Sunset Bain ha giocato bene le sue carte: chi poteva immaginare che avrebbe chiesto aiuto addirittura ad Iron Man e che questi si sarebbe portato dietro altri alleati in armatura?

            Gli sgherri armati che lui si è portato dietro, invece, non sono all’altezza dei loro avversari in armatura ma questi non sanno che lui ha ancora un vantaggio. Sunset non può averli informati di qualcosa che non sa e cioè che Shaw, Pierce e Selene sono superumani.

<<Vi conviene arrendervi.>> dice War Machine <<I vostri trucchetti non ci hanno fermato. Non avete possibilità.>>

-Ne sei davvero così sicuro?- replica Shaw sogghignando sotto il cappuccio -Allora colpiscimi.-

            Jim Rhodes esita. Quello davanti a lui sembra un normale essere umano. Usare le armi pesanti su di lui è escluso ma anche i repulsori gli farebbero molto male. A che gioco sta giocando?

            Qualcosa di grosso e pesante vola attraverso l’aria e colpisce Shaw sbattendolo a terra: è Warwear che ha subito un colpo telecinetico da Selene.

            Un uomo normale sarebbe rimasto ucciso dall’impatto contro qualcosa di così pesante ad una velocità così elevata, o almeno le sue ossa avrebbero subito varie gravi fratture, ma, lo sappiamo bene, Sebastian Shaw non è un uomo normale e War Machine sta per scoprirlo a sue spese.

            Shaw si rialza da terra senza alcun danno apparente ed esclama con tono trionfante:

-Finalmente!-

            Si lancia su War Machine caricandolo come un toro infuriato proiettandolo contro la vicina parete di un padiglione facendogliela sfondare e facendo finire entrambi all’interno.

            Istintivamente Rhodey gli spara una scarica di repulsori in faccia ma la sola reazione che ottiene è una divertita risposta:

-Soddisfatto? Io molto.-

            Gli sferra un pugno e War Machine si ritrova proiettato dall’altro lato di un ampio salone danneggiando dei macchinari nel suo involontario volo.

            Chiunque sia il suo avversario, pensa, è un osso duro e non può essere fermato con mezzi convenzionali. Un bel problema.

 

            La stessa cosa sta pensando Tony Stark nei panni di Iron Man. Gli scanner della sua armatura lo hanno appena informato che di umano in Donald Pierce è rimasta solo la testa. È un cyborg come Deathlok ed è dannatamente forte. Meglio così: non dovrà preoccuparsi di andarci giù pesante.

            Pierce punta le mani su di lui e una scarica elettrica attraversa l’armatura mandandone in tilt i sistemi.

<<Sistema primario disabilitato.>> recita alle orecchie di Tony la voce di Antigone, l’intelligenza artificiale che governa li sistema operativo delle armature da lui create <<Backup avviato. Ripristino sistema primario tra un minuto.>>

            Iron Man si alza a fatica e si rivolge a Pierce:

<<Hai fallito e ora ti toglierò quel sorrisetto insolente dalla faccia, stanne certo.>>

 

 

5.

 

 

            Tokyo, Giappone. Rumiko Fujikawa non riesce a dormire e, dopo essersi infilata un kimono, esce sulla terrazza della costosissima suite dove alloggia con Morgan Stark. Tokyo è una bellissima città ma non rimpiange di averla lasciata, non troppo almeno. Suo nonno non ha mai approvato che lei avesse deciso di dedicarsi ad attività che riteneva più adatte ad un uomo che ad una brava ragazza giapponese. Mentalità retrograda che lei si è spesso divertita a sfidare, come quando ha iniziato una relazione con Morgan disapprovata e mal sopportata dalla famiglia. Ovviamente suo padre può portarsi a letto chi vuole, come quella Meredith McCall, Rumiko ne è certa, ed il nonno non ha nulla da ridire.

            Ora suo nonno è in ospedale. Ha avuto un brutto infarto e le sue condizioni di salute non gli consentono più di dirigere la Stark-Fujikawa. Si è aperta la corsa alla successione e Rumiko, che possiede uno dei pacchetti azionari decisivi nel voto finale, dovrà scegliere da che parte stare nell’assemblea degli azionisti convocata per decidere: da quella di suo padre o da quella di Morgan. La lealtà familiare dovrebbe rendere semplice la scelta, ma ci sono anche altri fattori da considerare.

            Ripensa a com’era quando conobbe per la prima volta Tony Stark. Come ha fatto a perdere la ragazzina spensierata che era allora? A che punto del sentiero che ha deciso di percorrere è sparita per sempre?

            Rumiko si volge verso l’interno della stanza, verso l’uomo che dorme nel letto matrimoniale disfatto, l’uomo che è la chiave per raggiungere i suoi obiettivi, realizzare i suoi desideri. Deve solo fare una scelta e convivere con essa.

 

            Dal suo rifugio sotterraneo Sunset Bain osserva l’evolversi dello scontro alla Stark Fujikawa. Iron Man ed i suoi alleati se la stanno cavando apparentemente bene ma Steel Warrior sembra in difficoltà.

            Sunset attiva la comunicazione con l l’armatura:

-Chet mi senti? Sono Miss Bain.-

<<F… forte e chiaro, Miss Bain.>> risponde Chet Harrigan,

-Non farti prendere dal panico e attiva la termocoppia. Scioglierà il ghiaccio intorno a te. Fallo prima che la temperatura scenda troppo e comprometta la funzionalità dell’armatura… e le tue funzioni vitali, ovviamente.-

<<Sto… sto provvedendo… pare che funzioni.>>

                Sunset tira un sospiro di sollievo. Steel Warrior non può permettersi di perdere questo scontro, non dopo il tempo e i soldi investiti per creare la sua armatura elaborando a modo suo il lavoro di Tony Stark.

-Dici che ce la farà?- le chiede Ruby Thursday.

-Deve.- è la secca risposta.

 

            Warwear si rialza e guarda la donna che sorride divertita davanti a lui, la stessa che lo ha scagliato in aria con il pensiero come fosse un giocattolo. Una telecineta come quella tizia degli X-Men e chissà cos’altro.

Andrà anche in giro vestita come una prostituta ma è maledettamente pericolosa. Deve dimenticare che è una donna, una bella donna, e stenderla subito.

-Non lo farai.- dice lei leggendogli nella mente -Ho assaggiato la tua forza vitale e adesso tu sei mio.-

<<Cosa… cosa vuoi dire?>>chiede, sentendosi improvvisamente confuso, Parnell Jacobs.

-Che ora la tua volontà è la mia e non puoi resistermi. Farai tutto ciò che voglio e ciò che voglio adesso è che tu uccida i tuoi amici. Lo farai per me?-

            Un solo momento di esitazione, poi Warwear si volge verso la zona in cui Iron Man e War Machine stanno combattendo. Non c’è la minima traccia di emozione nella sua voce quando risponde:

<<Certo, mia signora.>>

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Praticamente nulla da dire su quest’episodio. Passiamo, quindi, a parlare direttamente del prossimo dove vedremo la fine dello scontro, apprenderemo qualcosa di più sui piani di Madame Masque e forse anche l’identità del mandante dello Straniero.

            Non mancate.

 

 

Carlo



[1] Nell’episodio #64.